Hanno affrontato il caldo e le soffocanti temperature dell’estate siciliana, lasciando a casa ogni agio ed il fresco delle piccole Dolomiti di San Vito di Leguzzano, un paesino di quasi quattromila anime in provincia di Vicenza.

Undici indomiti ragazzi e ragazze ed i loro due coraggiosi Capi educatori, della comunità RS “Orione” del San Vito di Leguzzano 1, sono stati ospiti – dal 14 al 20 luglio – presso la nostra struttura d’accoglienza di Gerico, per vivere la loro route estiva, ovvero il momento di conclusione delle attività educative vissute durante l’anno, che dall’alto vicentino li ha portati dritti in “terra di frontiera”, per mettersi a “servizio”.

“Servire” è proprio il motto della Branca RS dell’AGESCI, che accoglie ragazze e ragazzi dai 15/16 ai 21 anni, che vivono la strada, la comunità e il servizio, come obiettivi ma sopratutto valori a cui tendere e raggiungere, per diventare uomini e donne consapevoli delle proprie scelte, buoni cittadini e buoni cristiani, capaci di fare della propria vita un “capolavoro”.

Non si sono risparmiati: zappe e rastrelli in mano, sacchi e scope, gomme per irrigare, anche alle 5.00 del mattino;  come non sono mancati i momenti di gioco con i bambini del centro, le condivisioni con gli ospiti, i canti fatti insieme e le testimonianze di vita. Ma cos’è che spinge ancora oggi i giovani a spingersi “oltre gli steccati ed i pregiudizi”, a lasciare tutto per cercare il confronto e la condivisione?

Lo abbiamo chiesto ai loro capi: Giacomo, 30 anni impiegato tecnico e ad Anna, 26 anni, mediatrice linguistica presso uno SPAR.

Abbiamo affrontato, quest’anno, il Capitolo di Clan sul tema dell’immigrazione, sulla situazione e condizione delle donneci raccontanoe sentivamo il bisogno, l’esigenza, di concludere questo percorso con una esperienza diretta e forte sul campo, che ci permettesse di toccare con mano questa realtà e di tradurla in esperienza vissuta, capace di innescare riflessioni e quindi azione concrete. Di  entrare in “contatto” con la realtà, quella vera, fatta d’incontri e relazioni. Volevamo renderci conto direttamente sul campo di quello che accade e di non “semplificare” come purtroppo e spesso accade ma sviluppare una idea critica sul problema. Abbiamo trovato la Fondazione “Il Buon Samaritano” dal sito nazionale dell’Agesci, in quanto mappata tra i centri di accoglienza e l’abbiamo preferita ad altre esperienze perché più variegata in termini di presenze ed esperienze: uomini e ragazzi ma cnhe famiglie con bambini. Una esperienza che non dimenticheremo facilmente sia in termini umani che relazionali

A far eco ai loro Capi, anche i tre “Partenti”, Eleonora, Mattia e Giovanni, i più grandi della comunità, prossimi a lasciare il Clan per mettersi – a loro volta – a servizio degli altri. Parlano per loro ma rappresentano tutti i loro compagni di avventura: concordano su quanto l’esperienza a Gerico li abbia “toccati” nel profondo, su come torneranno a casa “diversi”, felici d’aver costruito ponti relazionali e di amicizia, sulla necessità di abbattere i muri dell’indifferenza e del silenzio.

Eleonora, ha 20 anni ed è studentessa universitaria a Venezia; ha imparato che toccare con mano la realtà è sempre più costruttivo e cambia le prospettive, spesso preconcette e fuorviate, imposte dai media o dai giornali. “Inizialmente dicepensavo che sarebbe stato complicato entrare in relazione con gli ospiti, ma mi sono presto ricreduta. Ho vissuto una esperienza unica

Mattia 19 anni, operaio, si sentiva inizialmente titubante ma si è anche lui subito ricreduto non appena arrivato al Centro. “Eravamo venuti con la voglia di dare commenta ma ha colpito il fatto di aver ricevuto dagli ospiti molto di più, sia in termini relazionali che di rapporti profondi e sinceri. I ragazzi hanno da subito cercato con noi un contatto direi “umano”, fatto di sincera amicizia e compagnia: erano desiderosi di parlarci della loro terra, della loro storia. Questo mi ha colpito particolarmente. Ho vissuto una bellissima esperienza “umana”

Giovanni, 20 anni è studente universitario a Trento. E’partito carico e desideroso di vivere una esperienza che – dice – “non volevo sprecare”; le sue aspettative sono state tutte ripagate. “ Ho conosciuto nuove persone e ho vissuto esperienze che mai avrei immaginato di fare o mi sarei aspettato, ci racconta lo stesso. E’ stato bellissimo portare un sorriso ai ragazzi che hanno bisogno di qualcuno con cui parlare e che spesso si sentono soli. In questi giorni ho vissuto una esperienza che mi arricchisce come scout e come uomo. Da oggi avrò un occhio più critico e certamente questa esperienza influenzerà anche le mie scelte di partenza. Me ne torno a casa felice”.

Buona strada al Clan Orione del San Vito di Leguzzano 1.

 

 

Leave a Reply