Pubblichiamo l’appello di Don Luigi Ciotti, Presidente di Libera con l’invito di indossare una maglietta rossa giorno 7 luglio 2018, per esprimere un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà.

Rosso è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Aylan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori.

Muoiono, questi bambini, mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione – cioè con la vita di migliaia di persone – e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà. Bisogna contrastare questa emorragia di umanità, questo cinismo dilagante alimentato dagli imprenditori della paura.

L’Europa moderna non è questa. L’Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità. Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri – cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità – è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini.

d. Luigi Ciotti, presidente nazionale Libera e Gruppo Abele

(fonte e foto: Libera.it)

 

2 Comments

  • Paola Francesconi ha detto:

    Mi feriscono profondamente non solo le immagini di donne, bambini, uomini che muoiono cercando disperatamente di sfuggire alla fame, alla miseria non solo fisica, ma anche culturale e provo un forte dolore anche solo al pensiero di quello che sta accadendo nei Paesi poveri del mondo. Anni fa, sono stata in Brasile e ho incontrato persone che da tre generazioni vivono per strada: scappai piangendo e un bambino mi offrì il suo sacchettino di colla per poterla inspirare e lenire il mio dolore, come loro, tutti, ne avevano uno in mano per lenire il proprio. Quella rappresenta da allora, per me l’immagine vera dell’inferno. Non solo il Governo attuale, ma anche quelli precedenti non hanno mosso un dito per affrontare il problema alle sue origini. Non solo l’Italia, ma anche l’Europa l’ha fatto, perché credo che non si vogliano, innanzitutto toccare la multinazionali che si “ingrassano” con la vendita di armi e droga. E finché non crescerà il nostro livello di umanità, di condivisione, di solidarietà non ci sarà morte di bambini sulle spiagge del nostro mare che spingerà nella direzione di un vero cambiamento. Necessita una rivoluzione culturale.

    • Orazio Rizzo ha detto:

      Grazie Paola per il tuo feedback e la tua testimonianza. Occorrerebbe anche inondare il web di un po’ di umanità in più. Grazie ancora

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