Vittoria – L’ondata incessante di immigrazione sta esasperando gli animi. Si continua ad accogliere, ma i centri sono al collasso. Si cercano nuove strutture per gli immigrati, ma montano le proteste di genitori che non possono più mandare i figli in palestra, perché adibita a centro di accoglienza, e di chi teme per la salute, vista la presenza conclamata di casi di scabbia, tubercolosi e anche un caso di Aids. Domani i genitori di alcuni alunni di Modica boicotteranno per i figli la gita scolastica, perché gli autobus per il viaggio sarebbero gli stessi utilizzati fino al giorno prima per trasferire gli immigrati e non verrebbero disinfettati. Il sindaco di Modica, Ignazio Abbate, parla di “emergenza sanitaria”. “La Regione siciliana e il Governo nazionale devono immediatamente intervenire”.

In questo trambusto, mentre continuano gli sbarchi e le forze dell’ordine arrestano scafisti, suonano da richiamo le parole di don Beniamino Sacco, della parrocchia dello Spirito Santo di Vittoria, grosso centro in provincia di Ragusa, un’area in cui arriva un gran numero di profughi. Lui, che si occupa di accoglienza agli immigrati da 25 anni, esorta a non perdere di vista il dato reale della povertà in casa nostra. “La vera emergenza sociale non sono gli immigrati – dice il parroco – ma le famiglie italiane che non sanno come arrivare a fine mese. E’ una questione di spirito di equità. Una questione di giustizia”.

Don Beniamino lei vuole devolvere ai bisognosi italiani una parte di diaria quotidiana destinata agli immigrati. Come funzionerebbe? “I centri di accoglienza – dice – ricevono un bonifico di 30 euro al giorno per immigrato. Il mio centro ne ospita circa 140. Si tratterebbe di devolvere il 10% dell’importo per trasformarlo in buoni pasto familiari da 20 euro. Ho espresso la mia idea al vescovo di Ragusa, monsignor Paolo Urso, e ho riscontrato una grande apertura. Se altri centri ci affiancheranno, si farà qualcosa di importante per chi ne ha bisogno”.

Se la cifra di 30 euro è calcolata per coprire le spese necessarie per immigrato, si riuscirà a soddisfare ugualmente i bisogni detraendone il 10%? “Si. Tutti siamo chiamati a fare rinunce e a stringere i denti. Se lo faremo, ci sarà di che vivere per tanta gente”.

In un clima di tensione collettiva, che non ha cancellato però l’ancestrale vocazione all’accoglienza, qual è lo spirito con cui si continua la convivenza forzata? “Accogliere il ‘diverso’ è difficile. Si devono innescare procedure pedagogico-culturali. In 25 anni di stretto contatto con gli immigrati ho assistito a cambiamenti importanti di apertura all’altro. Ma adesso la gente, disperata perché senza casa, senza lavoro, senza prospettive, ha bisogno di sentire di non essere sola. Come uomo e come parroco mi sento di dire che sono vicino a chi soffre”.

Cosa serve in questo momento? “Non solo denaro. C’è bisogno di un sostegno morale”.

Cosa suggerirebbe al Governo e all’Europa? “Di fare una politica diversa. Sappiamo da tempo che in Libia ci sono 2 milioni di persone pronte a salpare. Gente provata da 6-7 mesi di reclusione in mano ad aguzzini, che violentano, maltrattano, non hanno rispetto. L’Europa non può starsene a guardare. Bisogna, inoltre, velocizzare i tempi di rilascio della documentazione necessaria perché questa gente possa andarsene dove ha parenti, soprattutto nei Paesi del Nord. Gli animi degli immigrati, che attendono anche da oltre un anno, sono esasperati, e si registrano tensioni nei centri. Infine, sul fronte controlli sanitari, gli operatori fanno un lavoro encomiabile, ma ormai è emergenza. Chi di competenza deve intervenire a priori. In passato al centro abbiamo avuto casi di scabbia. L’Italia non è preparata”.

Fonte Ragusa News: http://www.ragusanews.com/articolo/42666/don-beniamino-sacco-a-il-giornale-immigrati-pensiamo-agli-italiani

Leave a Reply