Il Consiglio dei Ministri, riunito in seduta ordinaria il 27 luglio scorso, su richiesta del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha decretato lo “scioglimento del Consiglio Comunale di Vittoria” per infiltrazione mafiosa.

Un atto grave e severo che colpisce la Città tutta nelle sue più alte cariche istituzionali. Decade dunque il Sindaco Giovanni Moscato con tutta la sua Giunta e l’intero Consiglio Comunale. Una triade di Commissari reggerà le sorti del Comune con funzioni di Sindaco, Consiglio e Giunta. Decideranno le sorti della città per un periodo compreso tra i 18 ed i 24 mesi.

Si divide inevitabilmente in due il fronte mediatico e di pubblica opinione: da un lato i sostenitori della Giunta Moscato e dall’altro i detrattori di sempre; una tragedia per i primi, un atto dovuto e necessario per gli altri: sentore comune è che a “pagare il conto salato” saranno i cittadini che non accettano d’essere massificati, bollati e classificati come “mafiosi”.

A prestare la voce a tanti cittadini onesti e desiderosi di riscattarsi dall’onta e dall’ infamante marchio, è il nostro presidente Don Beniamino Sacco, che da 44 anni si sente vittoriese di adozione. Il suo messaggio rivolto alla città, ci sproni ad una riflessione e a riscoprire le solida fondamenta e le basi stoico – culturali e sociali che fanno di Vittoria e dei vittoriesi, un popolo intraprendente e lavoratore.

Da quando è stata pubblicata la notizia non riesco a pensare ad altro. La mia non è una fissazione, ma la conseguenza di un atto d’amore verso questa Città che non mi ha dato i natali, ma che da 44 anni fa parte della mia vita, dei miei interessi, dei miei pensieri, delle mie preoccupazioni, del mio impegno. Posso dire che non sono vittoriese nel sangue, ma ogni parte del mio essere porta con sé la vittoriesità in tutte le sue espressioni. Per questo l’avere appreso che Vittoria entra a fare parte delle città sciolte per mafia la sento come un’offesa quasi personale. Si, perché, negli anni passati, per diversi anni ho organizzato “Marce” proprio contro questo male oscuro che, come un tarlo, corrode le radici di un popolo. Come conseguenza anch’io ho dovuto subire minacce da parte di chi trama nel buio e non ha il coraggio di presentarsi con la propria faccia. Ma il pensiero, in questo momento , va’ oltre. Penso alla stragrande maggioranza dei vittoriesi che tutti i giorni, immersi nei luoghi infernali delle serre, si guadagnano onestamente il pane. Penso alle tante donne, molte delle quali mamme, che tutte le mattine escono da casa per andare a posizionarsi dietro i banconi dei magazzini per condizionare i prodotti agricoli, per fare ritorno a casa, non si sa quando. Penso ai tanti operatori del comparto agricolo, costretti a mettere a rischio la propria casa per la crisi che da anni attanaglia questo mondo. Penso a tutto questo e mi domando: dichiarare sciolto un comune per mafia, era l’unica strada? Si perché, non è soltanto un comune che viene sciolto, ma è tutta la città che viene mandata allo sbaraglio.
Mi risulta, con tristezza, che alcuni cittadini, forse per ragioni politiche, hanno applaudito all’evento. Costoro non possono essere considerati vittoriesi! Come si può, infatti, applaudire ad una disgrazia del genere? Mi auguro che tutti gli uomini e le donne di buona volontà di questa città, in questo momento, si uniscano per creare un fronte di speranza, di chiarezza e di libertà, per gettare le basi sulle quali costruire il futuro di Vittoria. Non basta piangere, occorre rimboccarsi le maniche. Non basta criticare, occorre prendere coscienza. Non basta andare alla ricerca dei colpevoli, tutti dobbiamo sentirci in qualche modo responsabili. Che il buon Dio ci guidi in questa opera di ricostruzione”

 

 

 

 

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